La lettera che il padre e la madre del ricercatore
ucciso in Egitto hanno consegnato
al presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Carissimo signor Presidente, oggi siamo qua, grazie alla Sua disponibilità e alla generosità di tanti cittadini italiani che ci sono stati vicini e che hanno voluto dimostrare in modo concreto il loro sostegno e la loro vicinanza alla nostra ricerca di verità e giustizia, per Giulio.
Oggi sono trentadue mesi da quando il corpo di nostro figlio è stato fatto ritrovare barbaramente assassinato al Cairo. Sapesse quanto dolore e quanta fatica ci accompagnano da allora. Nulla è stato più uguale a prima. Non siamo mai stati soli: migliaia di cittadini combattono insieme a noi per avere verità, il popolo giallo, la nostra migliore Italia che oggi ha pedalato fin qua. Abbiamo incontrato tantissime persone in diverse parti d'Italia e abbiamo ricevuto tanto affetto che noi vorremmo ricambiare in qualche modo e per questo portiamo a Lei, quale Presidente, la nostra testimonianza come segno di riconoscenza.
Ma non possiamo fermarci. Abbiamo bisogno, dopo tanta attesa e tante oltraggiose menzogne che alle parole si aggiungano i fatti: dobbiamo sapere chi e perché ha preso, torturato e ucciso Giulio. Lo chiediamo non solo da genitori ma da cittadini di quell'Italia che Lei ama, rappresenta e tutela. È un'esigenza corale non una faccenda privata. Nessuno potrà ridarci Giulio ma non possiamo permettere che la nostra dignità di italiani venga offesa con bugie e silenzi.
Lei, che più di tutti ha a cuore la dignità di questo Paese, dia voce a questa nostra richiesta e restituisca fiducia e onore a tutti i nostri concittadini.
La ricerca della verità per Giulio, diventi un impegno per la tutela dei diritti umani come segno esemplare della serietà e della intransigenza del nostro Paese
e della solidità dei suoi valori democratici.
Chiediamo a Lei e a tutte le istituzioni del governo italiano di sostenere e fare sua, in modo sempre più concreto e tangibile, una richiesta che accomuna e muove cittadini di ogni parte del mondo che in Giulio si riconoscono e per Giulio si mobilitano.
Noi, forse Lei lo sa, diciamo sovente che "Giulio continua a fare cose" perché muove le buone energie di questo Paese e costringe con il suo esempio a riflettere sull'inviolabilità dei diritti umani, Giulio ci costringe a decidere da che parte stare. Le chiediamo di stare dalla parte di Giulio, di tutti i Giuli e le Giulie, dalla nostra parte.
di PAOLA e CLAUDIO REGENI
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