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domenica 20 dicembre 2020

Crowdfunding per il Mazzo di Carte Imago

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lunedì 1 giugno 2020

San Raffaele: Truffa da 28 milioni al Ssn

Indagato Zangrillo, medico di Berlusconi    Avvisi di conclusione indagini emessi dalla Procura di Milano per rappresentanti legali, dirigenti e primari. Secondo l'accusa, nell'ex regno di don Verzè sono stati eseguiti 4mila interventi chirurgici al di fuori degli standard imposti dall'accreditamento.

Indagato Zangrillo, medico di Berlusconi

Avvisi di conclusione indagini emessi dalla Procura di Milano per rappresentanti legali, dirigenti e primari. Secondo l'accusa, nell'ex regno di don Verzè sono stati eseguiti 4mila interventi chirurgici al di fuori degli standard imposti dall'accreditamento. Inquisito anche l'ad Nicola Bedin


Durante gli interventi “le equipe” destinate alle sale operatorie sulla carta erano “regolarmente costituite”, ma in realtà “chirurghi e/o anestesisti” erano “presenti contestualmente in più sale operatorie”. È la tesi della Procura di Milano che contesta una truffa da 28 milioni di euro al servizio sanitario nazionale a medici, tra cui Alberto Zangrillo, primario della Terapia intensiva e Rianimazione generale e medico di Silvio Berlusconi, e amministratori dell’ospedale San Raffaele.

Secondo gli investigatori delle Fiamme gialle sui registri figuravano che tutti i ‘requisiti’ di presenza per ottenere i rimborsi drg (Diagnosis Related Groups) erano stati rispettati. Il pm Giovanni Polizzi, nell’avviso di chiusura delle indagini, contesta presunte irregolarità nei rimborsi percepiti su 4mila interventi chirurgici nell’ex regno di don Luigi Verzé travolto dal crac e morto il 31 dicembre del 2011. L’inchiesta “Pronto rimborso” ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati 9 persone, tra rappresentanti legali, dirigenti, primari e l’amministratore delegato del gruppo Nicola Bedin. I reati contestati – a vario titolo  sono la truffa aggravata a danno del Servizio Sanitario e falso.

Tra gli indagati figurano Mario Valsecchi, in qualità di amministratore dell’ospedale fino al 2012 (che ha patteggiato 2 anni e 10 mesi nell’ambito del processo sul crac del San Raffaele), Roberts Mazzuconi, in qualità di direttore sanitario. Poi ancora Ottavio Alfieri, primario e direttore dell’unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Vascolare, Patrizio Rigatti, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia fino al 2012, Francesco Montorsi, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia dal novembre 2012. Indagati anche per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti la Fondazione Monte Tabor, nella persona del legale rappresentante Claudio Macchi, e l’ospedale San Raffaele, in persona del legale rappresentante Gabriele Pelissero. I fatti contestati vanno dal 2011 al 2013.

Per gli inquirenti sono state violate le norme di accreditamento che impongono una presenza minima di operatori e anestesisti, nonché di quelle relative all’impiego di medici specializzandi. La struttura ospedaliera, questa l’ipotesi, ha autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l’accesso al rimborso delle prestazioni sanitarie, ottenendo appunto indebiti rimborsi per oltre 28 milioni di euro. Nei confronti degli enti che hanno gestito nel tempo la struttura ospedaliera è stata contestata la responsabilità amministrativa secondo la legge 231/2001.


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lunedì 25 maggio 2020

Lombardia Sanità Devastata e Lottizzata

Lombardia Sanità Devastata e Lottizzata


Coronavirus, Gino Strada in Lombardia Fanno Peggio della Camorra 

Gente che ha devastato la sanità italiana e la sanità pubblica, altro che modello Lombardia. Pazienti lasciati morire nelle case di riposo senza nessuna umanità o pietà. Tutto questo penso sia moralmente, prima ancora che giuridicamente, un crimine”. Gino Strada interviene alla trasmissione Propaganda Live su La7. E usa toni forti, poco diplomatici, per descrivere le problematiche emerse nel sistema sanitario italiano durante l’emergenza coronavirus. In particolare il medico e fondatore di Emergency ha criticato il modello della Lombardia.

“Non ci si può esimere dal fare una riflessione su chi ha gestito la sanità in Lombardia negli ultimi 20 anni, perché gli stessi che l’hanno gestita oggi cercano di apparire come i salvatori, come gente che ha la situazione in mano”, ha detto Strada ricordando come nella Regione si siano verificati quasi la metà delle morti italiane (10.238 secondo la Regione, 18.849 in tutto il Paese, quindi sarebbero più della metà, ndr) e che i morti italiani sono circa un quarto dei morti registrati su scala mondiale. “La Lombardia – ha continuato Strada – vede i suoi ospedali lottizzati che perfino la camorra sarebbe stata in difficoltà a farlo così, in modo esteso e puntuale. Spero che da questa cosa se ne esca con i cittadini che aprano gli occhi sulla realtà, al di là di tutta la propaganda politica che in questo momento trovo nauseante”.

Analizzando la risposta alla pandemia il medico ha riconosciuto che sarebbe stato “obiettivamente” inaspettata un’evoluzione simile del virus, ma il problema è stato quindi non essere riusciti a proteggere gli ospedali. “Se un ospedale si infetta non è più in grado di curare non solo i pazienti da Coronavirus ma anche i cardiopatici, i diabetici e chi ha bisogno“, ha detto Strada che commentando la gestione, da parte di Emergency, di una terapia intensiva di nuova costruzione a Bergamo ha fatto un’osservazione sulle difficoltà burocratiche e politiche: “Una cosa che ho capito in questa emergenza è che è più facile aprire una cardiochirurgia in Sudan che un posto letto in Italia.




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domenica 10 maggio 2020

Covid-19 Fase 2 a Milano

Navigli affollati all’ora dell’Aperitivo e Tanti Senza Mascherine

COMUNQUE QUESTI SONO 200 METRI DI VIA
DAL PONTE AL PRIMO ALBERO SULLA SINISTRA 
CI SONO 80 METRI


Navigli affollati all’ora dell’Aperitivo e Tanti Senza Mascherine

LA FOTOGRAFIA ACCORCIA LE DISTANZE

Navigli affollati all’ora dell’Aperitivo e Tanti Senza Mascherine

TRA I 2 PONTI C'E' UNA DISTANZA DI 150 METRI 

Navigli affollati all’ora dell’Aperitivo e Tanti Senza Mascherine

7 Maggio 2020  
Massimo Galli, Primario all’ospedale Sacco: 
Milano è una bomba, troppi contagiati in giro. Si rischia di richiudere

Tanti senza mascherine e il rispetto della distanza sociale,
 non è di casa a Milano. Almeno ai Navigli, 
affollati ieri sera da giovani all’ora dell’aperitivo.
 Le foto sui social e il video pubblicato da Democratico
 e poi su tutti i giornali stanno scatenando un vespaio di polemiche. 
Commenti indignati, sembra quasi che ci sia dimenticati 
di quanto accadeva solo poche settimane fa negli ospedali 
della Lombardia e delle centinaia di bare trasportate
 con camion militari in altre regioni.

Eppure c’è un monito di Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano,che  ha dichiarato a Repubblica: “Quella di Milano è un po’ una bomba appunto perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia abbiamo un numero altissimo di infettati, che ora tornano in circolazione. È evidente che sono necessari maggiori controlli.

“La nostra regione”, la Lombardia “rischia di richiudere ma anche certe zone del Piemonte o dell’Emilia. Del resto si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro. Speriamo di no, comunque. Questo è il momento dell’estrema attenzione e responsabilità”.



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mercoledì 6 maggio 2020

Salvini al Pigima Party e Meloni No

Salvini al Pigima Party e Meloni No


La trama s’infittisce. Ma ne verremo a capo. Matteo invece, il leader di un partito in un severo ma giusto calo di consensi, come ne verrà a capo francamente non so. Ma è ormai chiaro a tutti che la china nei sondaggi gli procuri un certo livello di nevrosi.

Dunque, Salvini ha passato la notte tra i banchi dell’Aula del Senato, forse nostalgico di qualche vezzo rivoluzionario tra i banchi di scuola. Curioso: il più grande assenteista degli assenteisti la notte del 29 aprile decide di occupare il Parlamento in protesta 
a quel Governo brutto e cattivo di cui - “mannaggia” 
- non fa parte, che secondo lui non lo ascolta e che non ascolta nemmeno gli italiani.
Credo abbia dato una vaga idea di cosa significhi per lui occupare di solito quella poltrona: non lavorare (non sia mai!), non sgobbare - un giorno che uno! - come un Senatore della Repubblica responsabile e serio sarebbe chiamato a fare in tempi così ostili.

Che bella trovata, eh?! E ce la manda a dire con un imbarazzante annuncio su Facebook.
Accorate frasi del tipo “Tanti di voi ci hanno chiesto di rimanere in Parlamento fino a che dal governo non arriveranno risposte concrete agli Italiani” e la chiosa - che è tutto un programma - “Noi ci siamo, stanotte fateci compagnia a distanza.”

Poveri e devoti leghisti.
Così tanto devoti che quando gli abbiamo proposto di fare un gesto solidale e concreto tagliandosi 
parte dello stipendio per dare un segno credibile di solidarietà e vicinanza al Paese, ci hanno ignorati. 

Lo ripeto: ignorati. Troppo occupati a fare gli urlatori!

Nel frattempo, la Meloni, sua compagna di sventura non ne sapeva nulla. Eppure il centrodestra ha un perimetro assai chiaro, nel quale sguazza anche Fratelli D’Italia.
Insomma, lui occupa ad oltranza il Senato, lei invece se ne torna a casa.
Lui organizza il pigiama party, ma lei non è invitata.
Che, forse, dopo essersi fraintesi per quella storia delle manifestazioni in piazza - Salvini e Meloni 

Muppet Show prima parte - si tengono il broncio?
Neppure Forza Italia, l'altra compare, sapeva niente.
Che spettacolo penoso quello di questo centrodestra schizzoide e diviso, che se non è sul palcoscenico a dare spettacolo, al massimo sta dietro le quinte a litigare!
Giusto giusto quello che serve all’Italia. 
Un Paese che, mentre sta soffrendo, loro si mettono a fare le sceneggiate!

Comunque, è stato davvero un peccato non seguire tutta in diretta la notte brava di questi leghisti. 

Come avranno passato il loro tempo? Tiro al piattello & Mojito?
Poi però, siccome hanno fatto le ore piccole in Aula, il leader degli accorati e devoti alla nazione, questa mattina arriva in ritardo ai lavori del Senato. Mentre ci sono le dichiarazioni di voto lui recupera il sonno perso tra una diretta e un tweet. 
Che poi è quello che sa fare meglio. A ognuno il suo talento.

Salvini e Meloni facessero tutti i loro disperati tentativi di finire sotto i riflettori e di inseguire consensi elettorali. Intanto mentre i bimbi si azzuffano, i grandi lavorano.



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domenica 1 marzo 2020

Il Servizio Sanitario deve Essere Pubblico e Nazionale

Il Servizio Sanitario deve Essere Pubblico e Nazionale


Il Coronavirus, il famigerato Covid-19 che sta sconvolgendo la vita di milioni di italiani, un merito lo ha: sta facendo venire a galla, di fronte a una emergenza di questa portata, il fallimento del federalismo applicato ferocemente sul Servizio Sanitario.

In una situazione come quella attuale di massima allerta e attenzione per la tutela della salute pubblica ha fatto più che bene il Presidente del Consiglio a richiamare le Regioni e a paventare l’avocatura al governo di tutte le funzioni sanitarie.

Il cosiddetto federalismo ha avuto un ruolo di deflagrazione del servizio sanitario nazionale inasprendo le disparità territoriali e dando impulso alla sanità privata a scapito di quella pubblica.

La Lombardia, eccellenza sanitaria, è oggi terreno di larghi profitti dell’industria sanitaria privata con il servizio pubblico schiacciato sempre più ai margini, tempi di attesa impensabili solo dieci anni fa oggi sono la realtà: mesi per un esame pubblico, un paio di giorni al massimo per uno privato, una svolta dura, frutto dei decenni di governo del “celeste” Formigoni che oggi la 
Lega si ostina a perpetuare.

Di fronte alle regioni che nonostante le direttive del Ministero della Salute si muovono in ordine sparso è lampante quanto sia necessario tornare ad avere un sistema sanitario nazionale degno, che torni a rappresentare la necessaria universalità del welfare, che riesca a redistribuire sull’intero territorio nazionale i servizi sanitari e i loro presidi.

Il coronavirus fa crollare questo indegno spezzettamento della sanità pubblica che rappresenta ed è un attacco feroce al welfare, alla sua indispensabile universalità, con leggi, nomi, burocrazia, ticket, accessi diversi da regione a regione che hanno prodotto un unico risultato: l’assalto dei grandi gruppi del settore tesi al profitto massimo con un danno incalcolabile sulla salute pubblica e quindi con ulteriore peso sulla finanza pubblica.

La delega alle regioni delle materie sanitarie ha aumentato, è un dato di fatto, le disparità e ha impedito e impedisce a milioni di cittadini il diritto alla salute.

Tornare a un sistema sanitario nazionale deve essere un obiettivo prioritario, ripensare i presidi territoriali, superare l’attuale sistema del “medico di famiglia” figlio della figura del medico condotto, rendere la salute pubblica diffusa su tutto il territorio del Paese l’unico vero virus benevolo.

Ciò che resta del nostro sistema sanitario che ancora è denso di eccellenze e capacità deve essere assolutamente valorizzato e finanziato, espanso e diffuso.

E’ una questione, reale e vera di democrazia, è terreno di giustizia sociale. Irrimandabile.


la #SanitàPrivata NON si #Occupa del #Coronavirus


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2 di Picche a Salvini su Governissimo ed Elezioni

Lega e Italia Viva

Alla fine l’incontro al Quirinale tra Sergio Mattarella e Matteo Salvini non è andato come sperava il Capitone. Ieri i giornali erano pieni di retroscena sul governissimo per far fuori Conte che i due Mattei erano pronti a mettere insieme, e che quindi avrebbe potuto avere una maggioranza ampia dalla Lega a Italia Viva.

Come Mattarella ha dato il due di picche a Salvini su governissimo ed elezioni
Ma nel colloquio al Quirinale durato una ventina di minuti il segretario del Carroccio ha chiesto di «riaprire il Nord» e illustrato le sue proposte economiche. Senza andare oltre. Anzi, racconta Wanda Marra sul Fatto, c’è stato un bell’esempio di scena muta all’interno di una tragedia in due atti:

Scena numero uno. Si svolge alla Camera, quando, davanti ai cronisti convocati per l’occasione, Matteo Salvini dichiara: “La Lega c’è per accompagnare il paese al voto e fuori dal pantano”. Un’apertura al governo di unità nazionale che Renzi evocava mercoledì pomeriggio in Senato.

2 di Picche a Salvini su Governissimo ed Elezioni


SCENA NUMERO DUE. Sergio Mattarella e il leader della Lega si incontrano al Quirinale. Nei racconti che arrivano da entrambi i protagonisti il colloquio è interlocutorio.Il leader della Lega dice al presidente che serve un rilancio dell’economia. Senza parlare né di elezioni, né di un altro esecutivo. Di fondo, dunque, un tentativo di riaccreditarsi in maniera più istituzionale. Tanto che il presidente gli può suggerire: “Un governo c’è, dategli una mano”.

L’unità nazionale, secondo il presidente della Repubblica, si può fare quindi tranquillamente con il governo in carica se le intenzioni sono sincere. Ma siccome, appunto, le intenzioni della Lega non sono sincere perché al Carroccio interessa solo andare al voto il prima possibile, ecco che si spiega il due di picche del Quirinale al Capitano.

Ma il governissimo è ancora nei pensieri dei due Mattei
Anche il retroscena della Stampa oggi conferma che tra Salvini e Mattarella non si è parlato di governissimo ma l’incontro è servito perlomeno a ricucire gli strappi tra la Lega e il Quirinale: per questo il “regista” Giancarlo Giorgetti può dirsi soddisfatto. E registra comunque un’apertura sul futuro prossimo con l’esecutivo Conte in difficoltà e l’ombra della recessione che si staglia sempre più minacciosa sull’Italia:

Il dubbio che un governo fragile in Parlamento, e minoritario nel Paese, possa resistere a lungo non è soltanto di Salvini o del centrodestra. Chiunque abbia la testa sulle spalle si pone delle domande. Il futuro, piaccia o meno, è sul tavolo del presidente.

2 di Picche a Salvini su Governissimo ed Elezioni


Ma, si spiega ancora, l’ex ministro dell’Interno cerca invece un «traghettatore» che porti alle elezioni politiche, non fa nomi ma è chiaro quale sia la scialuppa che gli servirebbe: quella di Italia Viva.

Dovrebbe essere Matteo Renzi il protagonista di una crisi di governo con l’obiettivo comune di far fuori il premier e mettere in piedi una “Cosa” che traghetti, appunto, fuori dall’emergenza economica provocata dal coronavirus e metta in campo quel «piano choc» di cui ha parlato ieri Salvini. Riprendendo (non a caso) l’espressione usata nelle scorse settimane dallo stesso Renzi per lanciare il suo progetto economico basato soprattutto sul finanziamento 
di opere pubbliche e nuove infrastrutture.

Ma «la premessa necessaria per un piano di rilancio del Paese – sostiene Salvini – è che non ci sia più Conte a fare il presidente del Consiglio». Di fatto il «traghettatore» dovrebbe essere Renzi, poi chi sarebbe il nuovo inquilino di Palazzo Chigi è tutto da vedere. Il punto è che non ci sono nomi alternativi a Conte e la mossa di Salvini appare velleitaria non solo ai suoi avversari ma agli stessi alleati di centrodestra.

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E' un insulto all’Italia che affronta il Virus con Dignità,
La mascherina dell’ottusità, e il sorriso amaro del buonsenso...
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Fontana: il tuo Selfie è da Psicosi

Fontana: il tuo Selfie da Psicosi



E' un insulto all’Italia che affronta il Virus con Dignità

La mascherina dell’ottusità, e il sorriso amaro del buonsenso. Se servivano dei simboli antitetitici e solari, per consegnare agli atti della storia la più grande epidemia di psicosi social che il mondo ricordi, oggi i giornali ce ne regalano due che sembrano fatti apposta per viaggiare insieme: la foto acchiappaclick e suicida del governatore Attilio Fontana, e l’intervista della donna guarita dal virus.

La prima, purtroppo, farà il giro del mondo e diventerà un nuovo colpo per la già martoriata economia Lombarda: un karakiri-selfie. La seconda è la vera reazione dell’Italia civile.

Una donna semplice, seria, che non vanta lauree in epidemiologia e spiega: “Noi saremo anche ignoranti, ma qualcuno ha soffiato sul fuoco della nostra ignoranza”.

Ma partiamo da Fontana: Milano è diventata una ghost town, la settimana della moda è stata distrutta, i negozi chiudono, tutti spiegano che bisogna trasmettere messaggi che rassicurino la popolazione, per la prima volta nella storia la fila alla stazione centrale la fanno i taxi, 
e non le persone, e lui cosa fa?

Dopo la scoperta della positività della sua collaboratrice, decide di auto-immortalarsi con la mascherina sul viso (forse ignaro, fra l’altro, che tutti i medici spiegano che coprirsi la bocca sia molto meno importante di lavarsi le mani).

Cosa avrebbe dovuto fare Fontana? Probabilmente nulla, avrebbe arrecato meno danno. O, se proprio voleva, farsi riprendere mentre beve un flacone di amuchina (che almeno serve a qualcosa): ma la sindrome dei pieni poteri ha travolto anche gli insospettabili, ha reso visibile la grana grossa dei piccoli governatori-Stramanore (sia di destra che di sinistra, ovviamente, vedi il caso delle Marche) e allora ecco questa pubblica esibizione di narcisismo virale.

Passiamo alla signora, invece. Dopo la morte di Adriano Trevisan, il primo decesso italiano che ha avuto come concausa il coronavirus, era stata subito sottoposta al tampone.

Sul Corriere della Sera, la penna arguta di Marco Imarisio ci regala la sua testimonianza, che purtroppo per ora resterà anonima: la donna è di Vo’ Euganeo, si sottopone spontaneamente alla prova per tranquillizzare quelli che ha intorno: “Mi guardavano come se avessi sputato il virus nel caffè. Tranquilli, ho detto ai miei amici, non sintomi, sarà negativo”.

Invece, purtroppo, risulta positiva. I medici la ricoverano, per scrupolo. E lunedì mattina – come ci racconta Imarisio – è già tornata a casa, in “isolamento domiciliare fiduciario”: ovvero una quarantena autoimposta di 14 giorni. La sua degenza è durata appena un giorno e mezzo.

Chissà cosa avrebbe fatto, questa donna di 47 anni, se avesse avuto la febbre mediatica di Fontana: probabilmente un film.

Invece, la prima persona dimessa dopo una diagnosi che le assegnava una infezione da virus Covid-19 ci regala la più grande lezione di intelligenza applicata alla crisi: “Sono solo una persona che è andata a casa, come faranno presto tanti altri. Svegliamoci ragazzi, 
che ci stiamo facendo del male da soli”.

Imarisio le chiede cosa le abbiamo detto i medici, e lei risponde così: “Quel che le sto dicendo io. Gli anziani devono stare più attenti, gli altri facciano attenzione
 a non pestarsi i piedi, a tenersi a distanza”.

Poi, quando il giornalista del Corriere della Sera chiede cosa pensi della paura che si è diffusa nel nostro paese esplode: “Ma di cosa? È una influenza, mica muori, se non sei già malato. Mi sembra che siamo diventati tutti scemi”.

La signora, che dice di essere “vecchio stampo”, e di frequentare poco i social, racconta di averlo fatto, come pena aggiuntiva, durante la degenza e spiega: “Mi ha colpito il video di un signore con la mascherina. Sembrava in panico, diceva che ci infetteremo tutti…”.

Finché: “A un certo punto si è tolto la mascherina. E ha detto di essere un malato di cancro, a cui resta un mese di vita. Noi, diceva, andiamo via nell’indifferenza generale, senza rompere i c… a nessuno, mentre voi state impazzendo per questa cosa qui. Ma non vi vergognate? chiedeva. Secondo me, ha ragione lui. Un po’ ci dovremmo vergognare”.

Poi ci spiega due o tre cose che farebbero bene al governatore Fontana: ”Ero positiva, ma senza neppure una linea di febbre. Appena arrivata mi hanno fatto un flebino, di zucchero liquido. Per precauzione, dicevano”.

La profilassi? “L’ unica medicina me la sono data io. Avevo mal di testa, per tutto questo casino, e ho chiesto se potevo prendere un Moment che avevo in borsa. Fine”.

Poi l’ultima verità: “Se non fosse morto il povero Adriano, se fossimo andati lunghi, non avrei saputo di essere positiva. E come me, tanti altri. Non credo sarebbe cambiato nulla”.

Alla fine la signora ci regala l’ultima grande lezione civile della sua intervista: “Se la gente non ragiona con la sua testa e si fa guidare come un gregge, è inevitabile. Ma poi si stancheranno di andare in un altro paese. Quando sarà il momento, le cose torneranno alla normalità. 
Anche se non ce lo meritiamo”.

Imarisio ha incastonato in una pagina la più bella e sana testimonianza che riceveremo in questi giorni di follia collettiva: da far leggere ad alta voce nelle stazioni deserte, nelle aziende chiuse, sui treni vuoti. Mi viene voglia di baciarla, questa signora. E di chiedere all’ansiogeno governatore Fontana, visto che è a buon punto – già che c’è – di imbavagliarsi da solo.


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martedì 25 febbraio 2020

Pesticidi Responsabili della Morte delle Api

Pesticidi Responsabili della Morte delle Api


Francia prima in Europa a bandire tutti
 i 5 Pesticidi Responsabili della Morte delle Api


Una decisione fondamentale per il rispetto dell’ambiente e la tutela del nostro eco sistema,
E’ stata confermata la decisione presa poche settimane fa dalla Francia per proteggere l’ecosistema e soprattutto salvaguardare api e altri insetti impollinatori, di cui purtroppo i pesticidi usati in agricoltura stanno facendo strage,

Una decisione fondamentale per il rispetto dell’ambiente e la tutela del nostro eco sistema,  E’ stata confermata la decisione presa poche settimane fa dalla Francia per proteggere l’ecosistema e soprattutto salvaguardare api e altri insetti impollinatori, di cui purtroppo i pesticidi usati in agricoltura stanno facendo strage,


questo crea un danno grandissimo all’ambiente, mettendo quasi a rischio la sopravvivenza del pianeta, essendo gli unici insetti in gradi di impollinare i fiori delle piante,

più in dettaglio, si è verificato come gli impollinatori siano di fondamentale importanza per circa tre quarti delle oltre 240.000 specie di piante da fiore al mondo, ed in particolare in agricoltura perchè la maggior parte di frutta, verdura, semi e altre colture  sono impollinate dagli animali.


L’effetto dei pesticidi neonicotinoidi è attaccare il sistema nervoso centrale degli insetti, portando alla perdita di memoria e alla riduzione della loro fertilità, così da rendere impossibile ricordare la strada per ritornare all’alveare e quindi morire

Così sono molte adesso le organizzazioni e gli stati che tentano almeno parzialmente di arginare lo sterminio delle api, da quasi un anno, come vi avevamo raccontato, l’unione europea ha messo al bando 3 dei 5 pesticidi nocivi per l’ecosistema

ed adesso è la Francia a spingersi un po’ più in là nella salvaguardia delle specie e dell’ambiente, ampliando il divieto a tutti i 5 i pesticidi nocivi per gli insetti impollinatori, (clothianidin, imidacloprid, thiamethoxam, thiacloprid e acetamiprid) seguendo le direttive delle Nazioni Unite che hanno lanciato un allarme globale sottolineando come si rischi, proprio per l’uso di pesticidi, un estinzione globale delle api ,

La messa al bando di un numero maggiore di pesticidi ha come obiettivo il tentativo di riduzione e lo stop al fenomeno del il “disturbo da collasso della colonia”, responsabile del 90% della diminuzione di api in alcune aree d’Europa

Niente più coltivazioni che possano mettere in pericolo la vita delle api dunque, una bella notizia per api farfalle ed insetti che si nutrono proprio del polline dei fiori, su cui i pesticidi vengono spruzzati,

Almeno per adesso, in tutta Europa, le api hanno un posto sicuro in cui crescere e lavorare indisturbate o quasi




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domenica 16 febbraio 2020

Ma chi lo Vota il Cazzaro Verde

Ma chi lo Vota il Cazzaro Verde


Spiace dover parlare ancora una volta di Niente, 
e cioè di Matteo Salvini, 
ma la scorsa settimana sono successe almeno tre cose che lo riguardano. 
E che raccontano molto: non tanto su di lui,
 quanto su di “noi”. Il nostro problema non è il Cazzaro Verde, ma chi lo vota.

1. Il cazzaro verde, dopo aver lanciato strali su Conte parlando addirittura di “alto tradimento”, lunedì viene zimbellato come sempre in Parlamento dal presidente del Consiglio. Poveraccio. Poco dopo lo intercetta un giornalista, che gli pone domande tecniche su cosa sia esattamente il Mes (per esempio “Cosa sono le Cacs?”). Salvini reagisce come quando la Boschi si trovava costretta a parlare di Costituzione, che pure pretendeva con Verdini di stravolgere. La sua performance è straziante (“Le clausole che sono in cauda venenum… eeeehhh… smack!”), denotando con ciò un’ignoranza oltremodo crassa. Non appena Salvini deve argomentare e riempire di contenuto minimo le sue sparate, si rivela più ignorante di una capra vilipesa. Daje Matte’.

2. Ospite di Bruno Vespa, Jabba The Polenta ci rivela che ha capito che Conte mente (sempre sul Mes) grazie a un messaggio non di Calderoli o Borghezio, ma dalla Madonna di Medjugorje. Mica niente: forse gli ha mandato un whatsapp, vai a sapere. Ascoltiamo il futuro presidente del Consiglio: “Ieri c’è stato un messaggio della Madonna di Medjugorje che invitava a giudicare le persone dallo sguardo. E lo sguardo di Conte è lo sguardo di una persona che ha paura, che non ha la coscienza pulita e che scappa”. Capito? Gliel’ha detto la Madonna di Medjugorje in persona. E pensare che, in quelle stesse ore, Salvini – sempre pieno di ore libere – se la prendeva col Vernacoliere perché reo di fare satira (su di lui) scomodando la Madonna. Cioè: lui attacca altri perché parlano a vanvera della Madonna. Povero Basaglia: quanto impegno sprecato invano.

3. Salvini, che a giudicare dalle fattezze non deve essere uno che si fa troppi sofismi davanti alle calorie allo stato brado, si scaglia (per poi tentare pateticamente il giorno dopo di fare marcia indietro su ordine di chi gli cura i social) contro la Nutella: “Non la mangio perché compra nocciole in Turchia”. Ora: detto che in realtà Salvini mangerebbe anche i cofani della Duna se fossero commestibili, e ricordato che se fosse sovranista sul serio non dovrebbe usare né smartphone (per nulla italiani) né bere mojito (in nulla italiani), tale sclerata va contro alcune realtà appena inconfutabili, che ricorda tra le altre Selvaggia Lucarelli: “Ferrero ha 6000 dipendenti in Italia a cui quest’anno riconosce un premio di 2.000 euro, ha il 40% di dipendenti donne, stage per i figli dei dipendenti all’estero, un asilo nido e un’attenzione non proprio comune al welfare aziendale. È il più grande acquirente di nocciole italiane, ma compra anche nocciole all’estero perché la produzione italiana non può soddisfare il fabbisogno per la produzione di Nutella destinata al mercato mondiale. Quindi (Salvini, ndr) sei, nell’ordine: fesso, disinformato e pure anti-italiano”.

Sono solo tre esempi tra i mille possibili, che però molto dicono sul personaggio. Il quale, se anche solo osasse proliferare in qualsiasi altro paese col suo mix truzzo di chiacchiere e distintivo, non lo voterebbe neanche un daino morto. Da noi, stando ai sondaggi e non solo, è invece il politico più amato dagli italiani. Ecco: se un Paese civile e democratico si affida mani e piedi a uno così, dopo aver creduto (noi no, ma la maggioranza dei votanti sì) a gente come Andreotti, Craxi, Berlusconi e Renzi, il problema non è tanto l’ennesimo cazzaro. Quanto chi lo vota. Buona catastrofe.

Francesco Belsito, tesoriere della Lega condannato in appello per appropriazione indebita, che in Costa d’Avorio si sarebbe visto bloccare un carico di opere d’arte in quanto in una delle casse ci sarebbero stati milioni di euro in banconote da cento...



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sabato 8 febbraio 2020

Gino Strada Contro la Guerra


Gino Strada Contro la Guerra


“Le guerre sono state sempre decise dai ricchi 
e dai potenti che hanno mandato a morire i figli dei poveri”
Gino Strada 3 anni fa, ospite di “In mezz’ora” su Raitre, sparò a zero sulla guerra. 
Parole che oggi sono più attuali che mai
“La guerra è lo strumento più crudele e più stupido che si possa immaginare
 e non funziona nemmeno”.
“Se si va a guardare indietro nella storia – prosegue – le guerre sono state sempre decise dai ricchi e dai potenti che hanno mandato a morire i figli dei poveri.
Non ci sono popoli che vogliono la guerra”, altrimenti “i governi non dovrebbero raccontare palle per mandare la gente in guerra”.
“La guerra è uno strumento crudele e stupido, è disumana. Dobbiamo togliercela dalle palle”
Ora c’e’ stato un salto di qualità… “E’ un refrain che sentiamo sempre. Ogni volta c’e’ stato un salto di qualità. Ma quello che sta succedendo è o non è legato anche alla politica di guerra? Alla scelta della guerra? E’ questa scelta che crea i disastri.
E’ possibile che non riusciamo a pensare un mondo senza guerra? Siamo l’unica specie che si fa la guerra. La guerra distrugge pezzi di umanità, è contro l’uomo, è disumana. Dobbiamo toglierci la guerra dalle palle, come si suol dire”.
“In 15 anni di guerra solo danni. Basta balle, si sono inventati pure la provetta di piscio” riferendosi alla famosa provetta di antrace usata per dichiarare guerra a Saddam.
“La guerra non solo è uno strumento stupido e crudele, non funziona neanche”. A dirlo è Gino Strada nel criticare gli ultimi 15 anni di gestione delle crisi internazionali.
“Questa guerra è incominciata poco dopo l’11 settembre. È stato detto, a noi cittadini, che era cominciata la guerra al terrorismo. Bene, 15 sono già passati. E con quali risultati?”.
Strada evidenzia che “si sono distrutte intere nazioni, scardinata la struttura sociale, non solo politica. E l’Isis nasce proprio da lì. Davvero un grande successo … e nessuno dice niente. Serve la guerra o ha prodotto ulteriore guerra, ulteriore terrorismo? Ce li ricordiamo i talebani? Nessuno se li ricorda più, ma controllano oggi molto più di quello che controllavano 
prima dell’ingresso in guerra in Afghanistan”.
Il fondatore di Emergency non accetta di parlare di errori del passato, “non ci sto a liquidare 15 anni di storia così. Prima bisogna ammettere gli errori del passato. Quante balle sono state raccontate ai cittadini del mondo – prosegue Strada – Mi sono visto sventolare perfino una provetta con piscio di laboratorio per giustificare una guerra. E oggi ammettono di aver detto bugie, perfino Tony Blair”.


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lunedì 27 gennaio 2020

L'Armata Rossa Libera Auschwitz il 27 Gennaio 1945

L'Armata Rossa Libera Auschwitz il 27 Gennaio 1945


Il Comandante Sovietico Georgj Elisavetskj ricorda così quel Giorno 

Ancora oggi, il sangue mi si gela nelle vene quando nomino Auschwitz; Quando sono entrato nella 
baracca ho visto degli scheletri viventi che giacevano sui letti a castello a tre piani. Come in una nebbia, ho sentito i miei soldati dire: «Siete liberi, compagni!» Ho la sensazione che non capiscano e comincio a parlargli in russo, polacco, tedesco, nei dialetti ucraini. Mi sbottono il giubbotto di pelle e mostro loro le mie medaglie… Poi ricorro allo yiddish. La loro reazione ha dell’incredibile. Pensano che stia provocandoli; poi cominciano a nascondersi. E solamente quando dissi: «Non abbiate paura, sono un colonnello dell’Esercito sovietico e un ebreo. Siamo venuti a liberarvi» […] Finalmente, come se fosse crollata una barriera… ci corsero incontro urlando, si buttarono alle nostre ginocchia, baciarono i risvolti dei nostri cappotti e ci abbracciarono le gambe. E noi non potevamo muoverci; stavamo lí, impalati, mentre lacrime impreviste colavano sulle nostre guance.

Fu in questo giorno di 75 anni fa che l'Armata Rossa Libera
 il campo di concentramento di Auschwitz. 

Sono passati così tanti anni da quel giorno ma noi non dimentichiamo
 in quanto consapevoli che tutto ciò che è accaduto non può essere cancellato.
La memoria dei popoli è più forte di qualsiasi revisionismo storico.




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