Alla fine l’incontro al Quirinale tra Sergio Mattarella e Matteo Salvini non è andato come sperava il Capitone. Ieri i giornali erano pieni di retroscena sul governissimo per far fuori Conte che i due Mattei erano pronti a mettere insieme, e che quindi avrebbe potuto avere una maggioranza ampia dalla Lega a Italia Viva.
Come Mattarella ha dato il due di picche a Salvini su governissimo ed elezioni
Ma nel colloquio al Quirinale durato una ventina di minuti il segretario del Carroccio ha chiesto di «riaprire il Nord» e illustrato le sue proposte economiche. Senza andare oltre. Anzi, racconta Wanda Marra sul Fatto, c’è stato un bell’esempio di scena muta all’interno di una tragedia in due atti:
Scena numero uno. Si svolge alla Camera, quando, davanti ai cronisti convocati per l’occasione, Matteo Salvini dichiara: “La Lega c’è per accompagnare il paese al voto e fuori dal pantano”. Un’apertura al governo di unità nazionale che Renzi evocava mercoledì pomeriggio in Senato.
SCENA NUMERO DUE. Sergio Mattarella e il leader della Lega si incontrano al Quirinale. Nei racconti che arrivano da entrambi i protagonisti il colloquio è interlocutorio.Il leader della Lega dice al presidente che serve un rilancio dell’economia. Senza parlare né di elezioni, né di un altro esecutivo. Di fondo, dunque, un tentativo di riaccreditarsi in maniera più istituzionale. Tanto che il presidente gli può suggerire: “Un governo c’è, dategli una mano”.
L’unità nazionale, secondo il presidente della Repubblica, si può fare quindi tranquillamente con il governo in carica se le intenzioni sono sincere. Ma siccome, appunto, le intenzioni della Lega non sono sincere perché al Carroccio interessa solo andare al voto il prima possibile, ecco che si spiega il due di picche del Quirinale al Capitano.
Ma il governissimo è ancora nei pensieri dei due Mattei
Anche il retroscena della Stampa oggi conferma che tra Salvini e Mattarella non si è parlato di governissimo ma l’incontro è servito perlomeno a ricucire gli strappi tra la Lega e il Quirinale: per questo il “regista” Giancarlo Giorgetti può dirsi soddisfatto. E registra comunque un’apertura sul futuro prossimo con l’esecutivo Conte in difficoltà e l’ombra della recessione che si staglia sempre più minacciosa sull’Italia:
Il dubbio che un governo fragile in Parlamento, e minoritario nel Paese, possa resistere a lungo non è soltanto di Salvini o del centrodestra. Chiunque abbia la testa sulle spalle si pone delle domande. Il futuro, piaccia o meno, è sul tavolo del presidente.
Ma, si spiega ancora, l’ex ministro dell’Interno cerca invece un «traghettatore» che porti alle elezioni politiche, non fa nomi ma è chiaro quale sia la scialuppa che gli servirebbe: quella di Italia Viva.
Dovrebbe essere Matteo Renzi il protagonista di una crisi di governo con l’obiettivo comune di far fuori il premier e mettere in piedi una “Cosa” che traghetti, appunto, fuori dall’emergenza economica provocata dal coronavirus e metta in campo quel «piano choc» di cui ha parlato ieri Salvini. Riprendendo (non a caso) l’espressione usata nelle scorse settimane dallo stesso Renzi per lanciare il suo progetto economico basato soprattutto sul finanziamento
di opere pubbliche e nuove infrastrutture.
Ma «la premessa necessaria per un piano di rilancio del Paese – sostiene Salvini – è che non ci sia più Conte a fare il presidente del Consiglio». Di fatto il «traghettatore» dovrebbe essere Renzi, poi chi sarebbe il nuovo inquilino di Palazzo Chigi è tutto da vedere. Il punto è che non ci sono nomi alternativi a Conte e la mossa di Salvini appare velleitaria non solo ai suoi avversari ma agli stessi alleati di centrodestra.
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